Tra le misure del “decreto rilancio” è inserito il riconoscimento di un buono, fino ad un massimo di 500 euro, per i residenti nelle aree urbane con più di 50.000 abitanti, destinato all’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, o di monopattini e per l’utilizzo dei servizi di mobilità condivisa (esclusi quelli mediante autovetture).
Il provvedimento costituirà una misura importante per consentire a tutti di muoversi in sicurezza, nella lunga fase di convivenza con il coronavirus che ci attende. E’ evidente però che, affinché sia davvero efficace, contestualmente occorrono misure che sul territorio agevolino l’utilizzo in sicurezza di biciclette e monopattini e sostengano lo sviluppo della mobilità alternativa: senza di esse, infatti, saranno molto pochi i cittadini che si convertiranno nei prossimi mesi alla mobilità dolce e ciò provocherà un carico rilevante, e in alcuni casi insostenibile, sia sul trasporto pubblico (che per ottemperare alle misure anticovid vede una drastica diminuzione dei passeggeri trasportabili sui singoli bus urbani) che sul traffico veicolare privato, se molti decideranno di utilizzare la propria auto per proteggersi dal virus.
Taranto, grazie all’assenza di particolari dislivelli e ad un clima mite, è una città ideale per muoversi in bicicletta o in monopattino; per questo Legambiente Taranto ha chiesto alla Amministrazione Comunale, con una lettera indirizzata al Sindaco Rinaldo Melucci, di adottare con urgenza tutte le misure che favoriscano da subito il loro utilizzo, sulla falsariga di quanto è stato fatto – o è in programma – in altre città, come Bari, Firenze, Pesaro, Milano.
Bisogna infatti ripensare la mobilità in città post COVID-19, evitando che auto e moto costituiscano per i cittadini la soluzione più sicura per proteggersi dal virus e per spostarsi all’interno dell’area urbana, affinché il dopo non sia più come il prima. La bici è il mezzo che permette il migliore distanziamento, oltre a spostamenti rapidi, con zero spesa e zero inquinamento.
Il primo suggerimento di Legambiente è quello di realizzare subito percorsi ciclabili temporanei (con segnaletica orizzontale e verticale) lungo gli assi prioritari, mirando a trasformarli nei mesi successivi in vere ciclabili. È la soluzione che stanno praticando già diverse città del mondo, con interventi a costo quasi zero. A Taranto si può partire dai percorsi e dai progetti già individuati nel PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, adottato a dicembre del 2018, che prevede un corridoio urbano prioritario, di collegamento tra la stazione ferroviaria e la trasversale ciclabile di Viale Magna Grecia, una rete di percorsi ciclopedonali complementari per la connessione del quartiere Paolo VI e nell’area dei quartieri di Talsano, Lama e San Vito (finalizzati a mettere in reciproco collegamento i quartieri ed al loro collegamento verso l’area centrale di Taranto), la realizzazione di un sistema di percorsi ciclabili in grado di garantire un’accessibilità diretta alle scuole secondarie di secondo grado e alle sedi universitarie. Per realizzare le vere ciclabili occorrerà poi far riferimento alla Legge di Bilancio 2020 con cui sono stati stanziati 150 milioni di Euro per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani. E farle bene, magari replicando il format della Bicipolitana di Pesaro.
Un’altra esigenza posta dall’associazione è quella di rendere più sicuro il parcheggio della bici a chi già oggi la usa ed a chi vorrà usarla nei prossimi mesi installando tante nuove rastrelliere nei pressi di piazze, aree di parcheggio, edifici pubblici, mercati, aree commerciali, scuole nonché al loro interno, prendendo gli opportuni accordi, per i rispettivi dipendenti e utenti: si pensi alla potenzialità di avere, in ogni scuola secondaria superiore, rastrelliere all’interno degli edifici scolastici a disposizione di studenti, docenti, personale ata. Anche questa è una misura semplice, che può preludere alla realizzazione della rete di velostazioni prevista dal PUMS.
Prendendo esempio da quanto già sperimentato a Bari per Legambiente si potrebbero, inoltre, riconoscere incentivi economici a chi utilizza la bici tradizionale, prevedendo la corresponsione di una somma per ogni chilometro percorso per recarsi a scuola od al lavoro e un kit per il monitoraggio dei dati.
Altre misure attuabili da subito sono costituite dall’estensione delle zone 30 (in cui includere una grande parte dell’area urbana, escludendo ovviamente gli assi di scorrimento) e dalla realizzazione di interventi di cosiddetto traffic calming, in modo da consentire un uso maggiormente sicuro di biciclette e monopattini anche al di fuori di percorsi protetti, oltre che dalla stipula di accordi per sviluppare la sharing mobility a partire da bici, e-bike (indicate per i percorsi più lunghi), monopattini e scooter elettrici.