Si è tenuta martedì 11 luglio dalle 11,30 alle 12,30 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati la presentazione dei dati della XI edizione dell’Ossevatorio Isnet sull’Impresa sociale.

Insieme alla presentazione in anteprima dei dati Isnet, i commenti e le riflessioni sullo stato dell’arte e le sfide aperte per l’impresa sociale dai mutamenti dei mercati e dalle novità introdotte dalla Riforma del Terzo Settore i cui decreti sono stati appena approvati dal Consiglio dei Ministri.

Svolgono attività per oltre 20 miliardi di euro, impiegano circa 735 mila addetti, tra cui oltre 67 mila lavoratori svantaggiati. E’ il mondo delle imprese e delle cooperative sociali secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Isnet. Un mondo composto da oltre 15 mila soggetti che il governo intende sostenere con il Fondo rotativo (Fri) per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca attraverso un decreto interministeriale sulla concessione di finanziamenti e agevolazioni in favore di imprese che operano nell’ambito dell’economia sociale presentato oggi dal sottosegretario al Lavoro con delega al terzo settore, Luigi Bobba. Un decreto che preciserà le modalità di accesso ai 200 milioni di euro a valere sul fondo rotativo.
Ad oggi, secondo il decimo e ultimo rapporto pubblicato dall’Osservatorio Isnet presentato nel 2016, una buona fetta delle circa 15 mila realtà di cui si parla è rappresentata dalle cooperative sociali e consorzi di cooperative sociali (sono oltre 14 mila), mentre sono circa mille le imprese sociali ex lege (D. Lgs. 155/2006 Disciplina dell’Impresa sociale, a norma della Legge 118/2005). Secondo l’osservatorio, però, quest’ultimo dato “salirà ad almeno 15 mila, in attuazione della riforma del terzo settore, che sancisce lo status di diritto di impresa sociale per tutte le cooperative sociali e i loro consorzi”. I dati, intanto, mostrano trend favorevoli per queste realtà. Secondo il decimo rapporto, infatti, il 37 per cento delle cooperative sociali dichiara di aver incrementato il proprio volume di attività facendo registrare un 3,6 per cento in più rispetto al 2015. Trend positivi sottolineati anche nel nono rapporto, dove rispetto all’ottava edizione, si evidenziava un incremento di oltre 5 punti percentuali per quanto riguarda le organizzazioni in crescita e quasi la metà del campione dichiarava un andamento stabile anche per tutto il 2015.
Tra le imprese e le cooperative sociali in crescita, secondo gli ultimi dati Isnet, molto diffuse sono le certificazioni di qualità. Secondo quanto rilevato da Isnet, rappresentano un “asset strategico” per la metà delle imprese del panel Isnet, rappresentativo della popolazione statistica nazionale. “Mediamente una cooperativa sociale su due possiede delle certificazioni a livello di qualità o ambiente, la maggior parte da prima del 2015. Si tratta prevalentemente di Consorzi, Cooperative sociali di tipo A, organizzazioni che operano nella sanità e nelle pulizie, che dichiarano un andamento e un sentiment economico in crescita”. La percentuale di cooperative sociali certificate, inoltre, cresce all’aumentare degli anni di attività e del livello di strutturazione: posseggono più certificazioni le organizzazioni con più di 50 persone retribuite e con un volume delle entrate superiore a un milione di euro. Il 5,6 per cento delle organizzazioni interpellate senza certificazioni, dichiara che le acquisirà a breve.
Cresce, inoltre, la percentuale di coooperative e imprese sociali che hanno rapporti con il mondo del profit. I dati parlano chiaro: nel 2016 la percentuale di imprese sociali che hanno registrato un aumento dei rapporti con le imprese for profit rispetto all’anno precedente è pari 33,6 per cento, quindi ben una su tre. Un dato superiore a quello registrato nel 2015 (era del 27,2 per cento) e anche del 2014 (20,7 per cento) e ben lontano da quello del 2010 quando l’aumento emerso dal panel era del 16 per cento. Tra le cooperative e imprese sociali che hanno registrato un aumento dei propri rapporti con le aziende private (quel 33,6 per cento), inoltre, è più favorevole anche la previsione del fatturato: per quasi la metà di esse (47,6 per cento) dovrebbe tendere ad un aumento, mentre dovrebbe essere stabile per il circa il 40 per cento. Una previsione di crescita sul fatturato meno importante, invece, la si registra invece tra le realtà che non hanno visto crescere il proprio rapporto con i privati.
All’orizzonte, per l’impresa sociale, ci sono anche innovazione e start up. Secondo i dati raccolti da Isnet, infatti, nel 2015 più di una cooperativa sociale su 10 ha progettato una start up e il 7 per cento ne ha fondata una. Ad avere maggiormente progettato e fondato start up, spiega l’osservatorio, sono i consorzi, le cooperative sociali più strutturate (con più di 250 persone retribuite e un valore di entrate superiore a 5 milioni di euro), quelle che si ritengono più competitive e quelle che operano in ambito sanitario. “Le start up più diffuse sono quelle che riguardano l’inserimento lavorativo di persone disabili o svantaggiate – spiega Laura Bongiovanni, presidente di Isnet e responsabile dell’Osservatorio sull’impresa sociale – poi ci sono start up nate nell’ambito dell’agricoltura sociale e quelle che si rivolgono ai giovani con progetti culturali. In tutti i casi l’anima sociale si coniuga all’aspetto economico in un’organizzazione che punta alla sostenibilità”.