C’è il pericolo che la Regione Puglia approvi una Legge monca in quanto, come purtroppo spesso accade nel nostro Paese, la politica è distante dal Paese reale.
Si tratta della proposta di Legge “Disposizioni in materia di clownterapia” che, su iniziativa di tre consiglieri regionali, il 18 luglio scorso è stata presentata nel Consiglio Regionale della Regione Puglia, anche se poi non è stata poi discussa e approvata in quanto la sospensione dei lavori l’ha evitato.
Una Legge regionale monca perché, così come è stata elaborata, non riconosce la figura del clown-volontario.
Si tratta di persone che, dopo una formazione specifica di clown-care-therapy, con spirito di gratuità assoluta, indossano un camice variopinto e un naso rosso e si recano negli ospedali per donare sorrisi, allegria, gioia ed ascolto a tutti coloro che vivono un momento di difficoltà o che si trovano in situazioni di disagio.

Su questa proposta di Legge regionale interviene la “Rete dei Sorrisi”, un network che riunisce undici organizzazioni no-profit italiane (associazioni di volontariato, fondazioni, cooperative, etc.) che da anni operano in strutture ospedaliere e socio-sanitarie in Italia ed all’estero.
Nella “Rete dei Sorrisi” netta è la prevalenza di organizzazioni della Puglia (“Mister sorriso” di Taranto, “Il cuore onlus” di Foggia, U.P.C. “Le Grazie” di Martina Franca, “Portatori Sani di Sorrisi” di Galatina, “L’albero del sorriso” di Trani, “Controvento clownterapia” di Gioia del Colle), ma non mancano organismi di Campania, Calabria, Veneto, Sicilia e Lazio.
Fine ultimo della “Rete dei Sorrisi” è promuovere la clownterapia, definire e tutelare la figura del volontario-clown, nonché i destinatari diretti ed indiretti dei suoi interventi, ma soprattutto rappresentare un attendibile punto di riferimento e di condivisione per le Istituzioni e per tutti gli operatori del settore.

Proprio le sei associazioni di clownterapia pugliesi, in accordo con le altre cinque della “Rete dei Sorrisi”, il 3 luglio scorso hanno presentato, in un incontro tenutosi a Bari in Regione Puglia, una serie di possibili emendamenti per rendere la norma più adeguata.
Secondo loro, infatti, l’attuale testo non ha considerato l’odierna realtà della clownterapia che, ormai consolidata da anni, da tempo vede operare in numerosi ospedali pugliesi, con piena soddisfazione delle Direzioni sanitarie, i clown-volontari delle associazioni della “Rete dei Sorrisi”.
La proposta di Legge regionale disciplina solo la figura del “clown professionale”, ovvero quella che legittimamente percepisce un compenso, senza aver considerato e normato la figura del clown-volontario che, nell’ambito di organizzazione del Terzo settore, opera invece con spirito di gratuità.
Pertanto le associazioni della “Rete dei Sorrisi” chiedono che la Legge regionale riconosca la figura del clown-volontario, senza che di fatto venga assimilata a quella del professionista.
Parimenti chiedono che venga salvaguardata l’autonomia delle associazioni di volontariato, consentendo loro di continuare a formare i propri volontari senza sottoporli ad un esame finale esterno con rappresentanti di federazioni che non rappresentano tutte le associazioni di settore, come invece prevede l’attuale proposta di Legge che li assimila alle figure professionali.
In ultimo la “Rete dei Sorrisi” chiede che i corsi di formazione e i tirocini ospedalieri vengano gestiti, in base alle direttive regionali, da tutte le associazioni riconosciute e accreditate come già accade da anni.

Pertanto le associazioni della “Rete dei Sorrisi” chiedono che, in occasione della discussione e approvazione della proposta di Legge in Consiglio regionale, vengano presentati emendamenti che recepiscano quanto da loro legittimamente richiesto.
In tal senso si rendono fin d’ora disponibili a incontrare qualunque amministratore regionale che, al di là del “colore politico”, voglia sposare la loro causa rendendosi disponibile a presentare in Consiglio regionale emendamenti la cui elaborazione potrà essere condivisa.
Si tratta di una battaglia di civiltà per far riconoscere il ruolo del Terzo settore nell’ambito della clownterapia, tutelando così la figura del volontario-clown da ogni tentativo di strumentalizzazione per fini economici e non.