Il Report degli Stati Generali dell’Amministrazione Condivisa, elaborato da Fondazione IU Rusconi Ghigi, è il racconto delle giornate del 15 e 16 marzo 2024. La sintesi di due giornate ricche di riflessioni, incontri, abbracci sorrisi di persone giunte da tutta Italia per valutare il percorso di questi anni e guardare al prossimo futuro.

Lo fa sottolineando sin da subito la necessità di avere dell’Amministrazione condivisa una visione e una impostazione sistemica che valorizzi un patrimonio ricco di pratiche, idee, soluzioni, proposte, senza nascondere le criticità e i dubbi che sono stati affrontati lungo la strada. La bellezza e la difficoltà di tenere insieme persone e organizzazioni, istituzioni ed Enti di terzo settore, imprese sociali e soggetti imprenditoriali. Come? Attraverso quegli strumenti collaborativi che permettono di guardare all’Amministrazione condivisa come ad un ecosistema che con i Patti di collaborazione riconosce il contributo di persone e gruppi informali che insieme ad organizzazioni più strutturate, come gli Enti di terzo settore, possono prendersi cura dei beni comuni materiali e immateriali, sino a definire servizi e politiche pubbliche attraverso i processi di co-programmazione e co-progettazione.
Il filo della riflessione e la chiave di lettura proposta nel Report parte dalla necessità di rafforzare l’Amministrazione condivisa condividendo modelli, procedure ed esperienze portate avanti nel nostro Paese; passa ad una possibile definizione di cosa può significare oggi prendersi cura di uno spazio collettivo; ragiona sulla evoluzione dei processi collaborativi in chiave di economia di prossimità, crisi climatica, welfare di comunità e nuove forme di attivismo.
Il quadro che emerge è quello di una visione d’insieme, assolutamente necessaria se non vogliamo ritrovarci, in un tempo nemmeno molto lontano, a parlare dell’Amministrazione condivisa come di un tentativo vano di modificare l’approccio verticale e competitivo delle nostre comunità, l’unico capace di garantire efficacia e pari opportunità. Sappiamo che non è così, ma quel rischio lo si corre ogni qual volta gli strumenti collaborativi vengono utilizzati per singoli interventi, al di fuori di una logica di programmazione e pianificazione condivisa.

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Immagine in evidenza di Margherita Caprilli per Fondazione Innovazione Urbana Rusconi Ghigi