Negli ultimi trenta anni oltre 3.500 persone con dipendenze patologiche, principalmente tossicodipendenti e alcolisti, sono entrati in uno dei Centri terapeutici della Comunità Airone, e di questi oltre 480 – circa il 20% – hanno portato a termine il percorso di riabilitazione.
Sono numeri importanti, infatti la Comunità Airone è, con sette centri terapeutici nelle province di Taranto e di Lecce, una delle principali organizzazioni pugliesi del settore.
Ma dietro ogni “numero” c’è sempre la storia di una Persona che, vivendo una dipendenza, nella Comunità Airone è sempre stata accolta e trattata con amore e professionalità.
Per celebrare il trentennale di questa importante organizzazione si tenuta una manifestazione dal titolo Comunità Airone: 30 anni al servizio per il recupero terapeutico dalle dipendenze!.
L’iniziativa è stata presentata in conferenza stampa da Don Nino Borsci, presidente della Comunità Airone, con alcuni suoi collaboratori:
- la psicoterapeuta Gemma Muredda,
- la amministrativa Giulia Liaci,
- gli educatori professionali Michele De Florio, Umberto Costa e Donato Milano.
«Abbiamo voluto dedicare queste celebrazioni per il trentennale – ha detto Don Nino Borsci – alla “Persona”, perché la Comunità Airone l’ha sempre messa al centro del percorso di recupero, dandole amore e attenzione, ascoltandola ed entrando in contatto con la sua anima: l’Amore è la migliore medicina per fare uscire una Persona dal tunnel della dipendenza, qualunque essa sia».
Nei suoi sette centri la Comunità Airone accoglie, dopo un colloquio senza impegno alcuno, persone che vivono una dipendenza di qualsiasi tipo: dagli originari tossicodipendenti, infatti, si è passati al recupero degli alcolisti e degli affetti da ludopatia, ovvero la azzardopatia.
Ora lo staff sta affrontando le nuove dipendenze, le cosiddette “new addictions”, come quella dal web e dai social che, invece di essere percepiti come un “pericolo”, vengono considerati come un mezzo di socializzazione e di aggregazione e, quindi, associati a una percezione positiva.
Quello che accomuna tutte queste dipendenze è una carenza affettiva di base che nel tempo ha poi portato a una scarsa autostima del soggetto.
Per quanto riguarda le tossicodipendenze è stato lanciato un allarme: i soggetti che fanno un uso patologico della Cannabis – il classico spinello – nel 70% dei casi arrivano poi ad usare altri tipi di stupefacenti, molto spesso assumendo più sostanze, una condizione che quasi sempre presenta anche problemi psichiatrici.
Nella società è profondamente cambiata la percezione della tossicodipendenza: un tempo questa era considerata una piaga sociale e il “tossico” era emarginato e ghettizzato, mentre oggi la tossicodipendenza in molti ambienti ha avuto un suo “riconoscimento sociale”.
Questo ha portato a un cambiamento della percezione nell’ambito della stessa famiglia di un tossicodipendente che, mentre un tempo era presente e sosteneva il percorso di recupero del caro, oggi invece arriva persino a disinteressarsene!
Don Nino Borsci ha concluso l’incontro descrivendo la nascita della Comunità Airone: «nella seconda metà degli anni Ottanta organizzai, presso la Parrocchia di San Francesco de Geronimo, un incontro dal titolo “Dalla droga si può uscire” al quale parteciparono tante famiglie. All’epoca nelle strade del Quartiere Tamburi c’era tanta droga e imperversava una spietata guerra di mala con morti ogni giorno. Nei giorni successivi alla riunione – ha ricordato il presidente della Comunità Airone – molti genitori mi chiesero di fare qualcosa per aiutare i figli tossicodipendenti; così organizzai un centro d’ascolto che provvedeva anche a smistare i ragazzi presso le comunità di recupero esistenti in tutto il Paese».
«Ma i tempi erano lunghissimi – ha poi detto Don Nino Borsci – e, potendo disporre di una villa a Martina Franca, organizzai una nostra comunità di recupero con il sostegno delle famiglie – che procurarono suppellettili e pentolame – e quello della Caritas che offriva i pasti: trenta anni fa nasceva così la Comunità Airone!»