L’opera propone un metodo dinamico e performativo per affrontare il fenomeno della violenza di genere e suggerisce alcuni strumenti per migliorare gli interventi d’aiuto e promuovere un reale cambiamento nella vittima.
Il volume nasce dell’esperienza di rielaborazione di un percorso di supervisione di un gruppo di operatori di un Centro Antiviolenza e dalla collaborazione professionale delle autrici, l’una psicoterapeuta di scuola junghiana, l’altra assistente sociale esperta in assistenza alle vittime di violenza, criminologia e servizio sociale.
Insieme hanno inteso proporre la loro esperienza teorica ed empirica per fornire un prezioso modello di intervento operativo, che dialoga continuamente con altre proposte di lettura – provenienti da indirizzi teorici diversi – che guardano al fenomeno complesso della violenza.
La rilevanza assunta dalla tematica della violenza domestica è stata posta in relazione sia con le gravi perturbazioni sociali provocate dalla radicalizzazione della religione islamica, sia con gli squilibri del relativismo post-moderno. Si è affrontata la questione delle marginalità socio-culturali dell’occidente, che entrano in gioco nell’alimentare la violenza, per ricondurla alle radici mitiche della nostra società, al fine di più viva partecipazione per il bene comune con la creazione di un modello sociale alternativo di integrazione delle differenze.
Il volume dà spazio anche al tema dell’intercultura, offrendo spunti per una profonda riflessione su come realizzare il dialogo tra le diverse tradizioni per aprirsi al rinnovamento. Il capitolo finale raccoglie inoltre alcune storie anamnestiche di particolare rilevanza ad illustrare i fattori di resilienza implicati nel superare gli eventi traumatici connessi alla violenza familiare.
Il target di lettori cui il testo si rivolge è in primo luogo quello specialistico delle professioni d’aiuto, interessato ad implementare le competenze metodologiche per governare il processo di cambiamento nei rapporti di genere.
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