Con la Fase 2 e la possibilità di svolgere attività motorie e sportive sulle nostre spiagge si pone il problema della sicurezza delle superfici. Ma alcuni rimedi potrebbero aggiungere a quelli che stiamo faticosamente affrontando a causa della pandemia, altri problemi per l’ambiente e per la salute. Non ci sono conferme scientifiche dell’efficacia delle disinfezioni con ipoclorito di sodio, mentre ne sono ben noti i danni ambientali.
Secondo il WWF l’uso dell’ipoclorito di sodio per la disinfezione delle spiagge (così come dei parchi, dei giardini, ville, prati fino al manto stradale in città) è una pratica da evitare in quanto la sua utilità ed efficacia non sono accertate mentre sono ben evidenti i gravi impatti ambientali e sulla salute che questa sostanza può determinare.

La misura, inoltre, potrebbe essere inutile perché, ad oggi, non ci sono evidenze scientifiche che attestino che le superfici calpestabili come spiagge, parchi, ville e giardini – ma anche la pavimentazione stradale – siano coinvolte nella trasmissione del virus SARS-CoV-2. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la trasmissione avviene infatti attraverso contatti ravvicinati tra persona e persona, per via respiratoria diretta oppure per via indiretta, portando le mani, che hanno toccato superfici contaminate, alla bocca, al naso o agli occhi.

È bene ricordare che uno degli agenti sterilizzanti più utilizzati ed efficaci, anche nelle strutture ospedaliere, è l’esposizione ai raggi UV che in giornate di sole agiscono pienamente.

L’uso dell’ipoclorito di sodio, invece, è certamente dannoso perché può associarsi ad un aumento di sostanze pericolose nell’ambiente con conseguente esposizione dei cittadini che frequentano quelle aree e, in particolare, dei soggetti affetti da patologie allergico-respiratorie. L’ipoclorito di sodio peraltro, in presenza di materiali organici può dare origine a formazione di sottoprodotti volatili pericolosi quali clorammine e trialometani, molti dei quali noti per essere possibili cancerogeni per l’uomo. Non è, inoltre, possibile escludere la formazione di sottoprodotti pericolosi non volatili che possono contaminare le falde idriche.

Infine la spiaggia è un ambiente naturale, l’utilizzo di ipoclorito di sodio o di altri disinfettanti può alterare profondamente il suo delicato ecosistema e arrecare gravi danni alla biodiversità, sia per effetti acuti sia a lungo termine.

Quindi più che l’utilizzo di questa misura di prevenzione, sulle spiagge sono molto più incisive le misure comportamentali, unite ad una sanificazione mirata e attenta delle attrezzature di cui la popolazione usufruisce in questi luoghi (sdraio, lettini e giochi per bambini).

Ecco perché, per quanto riguarda le spiagge, il WWF ribadisce l’appello ad uno smaltimento responsabile dei dispositivi di protezione individuale ossia guanti e mascherine che non devono essere abbandonati in natura. Inoltre, in questi giorni di rinnovata presenza umana sulle spiagge, il WWF ricorda anche alcune buone norme per non arrecare disturbo alla fauna che in queste settimane ha ripreso possesso degli habitat costieri, in particolare dato il delicato periodo di nidificazione di molte specie di uccelli, tra cui il fratino (Charadrius alexandrinus): un piccolo trampoliere che si riproduce sulle spiagge di tutta Italia da fine marzo a tutto luglio, in forte calo numerico e per questo tutelato da diverse normative europee e nazionali.

Se si dovessero rinvenire uova di fratino sulla spiaggia, non bisogna assolutamente toccarle, ma allontanarsi subito in modo che la coppia di genitori possa tornare sul nido il prima possibile.

È infine importante tenere sempre i cani al guinzaglio, eccetto nelle aree di sgambata a loro dedicate, non calpestare le dune e non raccogliere piante e fiori, ma godere della loro rinnovata bellezza magari scattando una bella fotografia.