Cinque incontri con sei ragazzi in messa alla prova e le loro famiglie per imparare a scoprire le emozioni più recondite, elaborare le motivazioni che animano le relazioni con se stessi e con i loro genitori e imparare che esiste una strada nuova, oltre il reato commesso.

Prosegue con successo nella biblioteca di Palagiano il progetto Family Lab: riscoprirsi persone, promosso dall’Associazione di volontariato penitenziario “Noi&Voi”, nell’ambito del progetto ‘Oltre l’Ombra”, finanziato dal Bando Cambio Rotta dell’Impresa sociale Con i bambini.

Un progetto nato grazie alla collaborazione dell’Associazione Italiana Mediatori Penali A.I.Me.Pe, con la sua presidente Mariacristina Ciambrone e la mediatrice penale e penale minorile Maria Spizzirri e con il coinvolgimento dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Taranto.

Il percorso è composto da cinque incontri – spiega Maria Grazia Marangi, assistente sociale e mediatrice penale, responsabile dell’equipe multidisciplinare del progetto – duranti i quali vengono resi noti i punti cardine di ciò di cui consta un percorso così detto riparativo: è stata prevista una cadenza quindicinale degli incontri per permettere ai ragazzi di creare un filo conduttore tra loro, mediatori e famiglie e consentire la riflessione sulla tematica affrontata e la sua applicazione in un tempo congruo. All’interno del progetto abbiamo voluto mettere in pratica le tecniche proprie di Giustizia Riparativa chiamate Restorative Circles, Circoli di Restauro, all’interno dei quali mediatori e partecipanti mettono in campo quelle che sono le emozioni più antiche per ricostruire il legame genitoriale perso o andato pian piano sfumandosi, di educare all’affettività, di imparare a gestire le emozioni e, soprattutto, di responsabilizzare gli autori di reato, facendoli lavorare non solo su ciò che si è causato alle vittime ma, anche, su ciò che si è causato alle loro famiglie- E siamo contenti – conclude Maria Grazia Marangi- che stia emergendo la consapevolezza, oltre che dell’errore commesso, del doversi riconoscere come persone prima che come genitori e figli”.

D’altronde alla base del concetto di mediazione c’è l’idea, sposata dal progetto Family Lab, che per ridurre i rischi di recidiva e fare in modo che il minore comprenda fino in fondo l’errore commesso, è fondamentale che venga percorsa la strada delle emotività, senza vergognarsene e senza vivere con la convinzione di doverla reprimere attraverso atteggiamenti devianti ma imparando a mostrarla per essere apprezzati e, soprattutto, per apprezzarsi.
Un percorso in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2020/30 rispetto all’idea che i “conflitti inascoltati o delegati mantengono ferite aperte e aumentano le distanze” e con quanto asserito dall’European Forum for Restorative Justice (EFRJ) e cioè che “la giustizia riparativa si prospetta come una giustizia delle persone e delle relazioni che ha come elemento focale la partecipazione attiva anche dell’autore del reato e della comunità di appartenenza”