L’assemblea della Camera dei deputati ha approvato il 17 luglio scorso il disegno di legge (Ddl) di riforma della Cooperazione italiana allo sviluppo, già approvato dal Senato il 25 giugno scorso. Il testo, licenziato dal Consiglio dei ministri il 24 gennaio 2014, ha subito delle modifiche e torna al Senato per l’approvazione definitiva.

Il Ddl, dal titolo ”Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo”, da un lato ha l’obiettivo di aggiornare in modo sistematico la fotografia del sistema dopo 27 anni dall’approvazione della Legge 49/1987 sulla Cooperazione allo sviluppo, rimettendo in ordine soggetti, strumenti, modalità di intervento e principi di riferimento maturati nel frattempo nella comunità internazionale; dall’altro, quello di adeguare il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo ai modelli prevalenti nei paesi partner dell’Ue. Il disegno di legge definisce una nuova architettura di “governance” del sistema della cooperazione, la cui coerenza e coordinamento delle politiche saranno garantiti attraverso il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (Cics), una regia costituita dai dicasteri che hanno competenze in materie che sono oggetto di attività di cooperazione allo sviluppo.

Il disegno di legge indica gli obiettivi della cooperazione nello sradicamento della povertà, nella riduzione delle disuguaglianze, nell’affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui – compresa l’uguaglianza di genere e le pari opportunità -, nella prevenzione dei conflitti e nel sostegno ai processi di pacificazione. È prevista l’adozione di un Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, approvato dal Consiglio dei ministri, previa acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari competenti, entro il 31 marzo di ogni anno. 

Il Ddl definisce inoltre una nuova struttura di gestione, prevedendo la nascita dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo. L’Agenzia, un modello che esiste in tutti i principali paesi europei, corrisponde ad un’esigenza fortemente richiesta dagli attori della cooperazione e avanzata nelle proposte di riforma di iniziativa parlamentare.

La riforma disegna infine un rapporto di partecipazione del Parlamento, che esercita le funzioni di indirizzo e controllo sul documento triennale di programmazione, e della Conferenza nazionale, un organo di discussione e di consultazione, che darà stabilità all’esperienza di dialogo fra soggetti pubblici e privati.