Libera, associazioni, nomi, numeri contro le mafie di Taranto organizza per lunedì 19 febbraio la presentazione del libro di Daniela Marcone,  attualmente vice presidente nazionale di Libera e referente nazionale “libera Memoria”, figlia di Francesco Marcone,  dirigente dell’Ufficio Registri di Foggia, freddato con due proiettili il 31 marzo 1995 nell’androne della sua abitazione. Una decina di giorni prima aveva inoltrato alla Procura della Repubblica un esposto per denunciare una rete criminale ordita da colletti bianchi, i quali a fronte di un compenso, acceleravano le pratiche burocratiche.

L’incontro, aperto a tutti, è alle 10:00 presso la Biblioteca comunale “P. Acclavio” in via Salinella, 31 a Taranto.

Il libro è un esperimento letterario, un lavoro di memoria, un esercizio costante di impegno.

Non a caso si diventa vittime innocenti di mafia.
Perché non è mai il caso a premere il grilletto o a programmare un attentato neanche quando casualmente si muore perché si era lì in quel momento. La mafia che uccide non lo fa mai per caso.
E il ricordo di ognuna delle vittime non può legarsi all’idea che sia accaduto per un puro caso del destino. La memoria parte da questa chiarezza. E dalla consapevolezza che ricostruire il vissuto di ognuno, raccontarlo, ci è indispensabile per non cadere noi nel dubbio che casualmente accadono delitti mafiosi.
Queste pagine nascono dall’esigenza morale di cominciare a costruire e avere memoria comune delle vittime pugliesi di mafia. Non sono poche. Alcune uccise nella loro stessa città, altre in città dove lavoravano a fianco di nomi noti delle lotte alle mafie.
Ognuna di loro era con lucida consapevolezza dall’altra parte rispetto a coloro che li hanno ammazzati.
Non sono morti per caso. Non devono essere morti invano.
È un libro a più voci, con nomi e storie di uomini e donne, ragazzi che “non sono morti per una targa, una lapide, un discorso commemorativo, ma per un ideale di giustizia che sta a tutti noi realizzare.
Queste pagine ci dicono che ricordare non basta: occorre trasformare la memoria in memoria viva, ossia in impegno a costruire una società diversa, formata da persone che si oppongono, non solo a parole, ma con le scelte e i comportamenti, alle ingiustizie, alle violenze, alla corruzione”.