A quattro anni di distanza dai dati diffusi in occasione dei censimenti del 2011, l’ISTAT rende disponibili informazioni sul numero di istituzioni non profit attive in Italia al 31 dicembre 2015 e sulle loro principali caratteristiche strutturali (forma giuridica adottata, attività svolta in modo prevalente, risorse umane impiegate fra dipendenti e volontari). Viene inoltre restituito un quadro più ampio ed articolato delle attività svolte dalle istituzioni non profit in relazione all’orientamento verso i destinatari dei servizi erogati (mutualistico o solidaristico) e alle finalità perseguite (promozione e tutela dei diritti, sostegno e supporto a soggetti deboli o in difficoltà, cura e sviluppo dei beni comuni).

Al 31 dicembre 2015 le istituzioni non profit attive in Italia sono 336.275: l’11,6% in più rispetto al 2011, e complessivamente impiegano 5 milioni 529 mila volontari e 788 mila dipendenti, entrambi in crescita rispetto al Censimento del 2011. Si tratta quindi di un settore in espansione. Tra le istituzioni con volontari (circa l’80% del totale delle attive) aumenta lievemente la dimensione media in termini di volontari (21 volontari per istituzione nel 2015 a fronte dei 20 del 2011). La distribuzione territoriale delle istituzioni non profit conferma una elevata concentrazione nell’Italia settentrionale (51%) rispetto al Centro (22,5%) e al Mezzogiorno (26,5%). Rispetto al 2011 il numero di istituzioni non profit cresce in tutte le regioni italiane, ad eccezione del Molise.

La composizione interna delle diverse tipologie di risorse impiegate dalle istituzioni non profit varia notevolmente in relazione alle attività svolte, ai settori d’intervento, alla struttura organizzativa adottata e alla localizzazione. In particolare, nei settori della Sanità e dello Sviluppo economico e coesione sociale si riscontra, in media, una presenza molto più elevata di dipendenti.

Nel 2015, il settore non profit si conferma essere principalmente costituito da associazioni riconosciute e non riconosciute (85,3% del totale); seguono le cooperative sociali (4,8%), le fondazioni (1,9%) e le istituzioni con altra forma giuridica (8,0%), queste ultime rappresentate prevalentemente da enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, comitati, società di mutuo soccorso, istituzioni sanitarie o educative, imprese sociali con forma giuridica di impresa. La distribuzione delle istituzioni non profit per forma giuridica nelle diverse regioni italiane evidenzia differenze significative nella composizione del settore non profit sul territorio nazionale.

In base alla classificazione internazionale delle attività svolte dalle organizzazioni non profit, l’area Cultura, sport e ricreazione è il settore di attività prevalente nel quale si concentra il numero più elevato di istituzioni (65%). L’Assistenza sociale (che include anche le attività di protezione civile), si distingue come secondo ambito di attività prevalente, seguito dai settori Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi, Religione, Istruzione e ricerca e Sanità/. I restanti settori
raccolgono l’8,0% delle istituzioni non profit.

3 milioni di volontari, pari al 56,6%, svolgono la propria attività nelle istituzioni attive nella Cultura, sport e ricreazione. I settori dell’Assistenza sociale e protezione civile e della Sanità catalizzano rispettivamente il 16,1% e il 7,8% dei volontari.

Nell’ambito della rilevazione campionaria sono state rilevate informazioni che permettono di  caratterizzare meglio l’attività delle istituzioni non profit. Un elemento informativo è costituito dalla tipologia dei destinatari dei servizi prodotti, in base alla quale è possibile distinguere fra istituzioni mutualistiche, ossia orientate agli interessi e ai bisogni dei soli soci, e istituzioni di pubblica utilità (o solidaristiche), dirette al benessere della collettività in generale, o comunque di un insieme più ampio della eventuale compagine sociale. Le istituzioni non profit rilevate nel 2015 sono nel 63,3% dei casi di pubblica utilità (+1,5% rispetto al 2011) e mutualistiche per il restante 36,7%. L’orientamento è legato all’attività svolta, come emerso già nel 2011, le istituzioni solidaristiche sono presenti in misura nettamente superiore alla media nazionale nei settori della Cooperazione e solidarietà internazionale, della Religione, dell’Assistenza sociale e protezione civile, dello Sviluppo economico e coesione sociale, della Filantropia e promozione del volontariato, della Sanità.

Un altro elemento che permette approfondimenti interessanti è costituito dalla mission, ossia le finalità
perseguite. A livello nazionale, il 34,4% delle istituzioni non profit ha come finalità il sostegno e il supporto a soggetti deboli e/o in difficoltà, il 20,4% la promozione e tutela dei diritti, il 13,8% la cura dei beni collettivi.

Per ulteriori informazioni consulta il testo integrale.

Nel corso del 2018 l’Istat completerà il quadro informativo con ulteriori dati e una serie di interessanti approfondimenti.