Il Presidio del Libro IL Granaio in collaborazione con Associazione Amici dei Musei, Associazione Italiana di Cultura Classica, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Garden Club e con il Patrocinio del Comune di Taranto – Dipartimento di Beni Culturali e l’Università del Salento presenta il libro di Anna Ottani Cavina, Terre senz’ombra.
Il prossimo 25 gennaio alle ore 17:30 presso il Salone degli Specchi all’interno del Palazzo di Città di Taranto il prof. Raffaele Casciaro, docente di Storia della Critica d’Arte, Università del Salento incontrerà l’autrice Anna Ottani Cavina che è stata a lungo docente di Storia dell’arte all’Università di Bologna e visiting professor a Yale, Brown e Columbia University. Ha creato e diretto la Fondazione Federico Zeri. Insegna alla Johns Hopkins University SAIS Europe.
Per lungo tempo la storia di Terre senz’ombra è stata raccontata così: fra Sei e Ottocento, gli artisti europei arrivavano (più o meno obbligatoriamente) in Italia, dove a contatto con un paesaggio ancora simile all’Arcadia, e con le maestose rovine della civiltà classica, trovavano il senso di un mestiere che avrebbero poi passato il resto della vita a perfezionare. Di questa parabola fin troppo lineare il libro di Anna Ottani Cavina costituisce una variante piena di scoperte e di sorprese. È vero, sostiene Ottani Cavina in questa sua arringa magnificamente illustrata, gli artisti del Nord in Italia trovavano qualcosa, come la luce, cui gli studi non li avevano preparati; e, anche questo è vero, il trauma culturale e visivo li portava a modificare i loro stessi strumenti, l’uso che ne facevano: a esasperare il disegno, ad esempio, oppure, in una gran quantità di casi, ad abbandonarlo del tutto.
Ma in questo modo non lavoravano a una replica fedele di quanto avevano visto, e vissuto: piuttosto, uno schizzo alla volta, una tela dopo l’altra, Poussin, Thomas Jones, Granet e molti altri cominciavano in realtà a costruire quasi dal nulla quel luogo dell’immaginazione e della memoria che da allora tutti noi, credendo di conoscerlo da sempre, chiamiamo Italia.